-: Gen 31, 2021 / giovannisodano

Cyberbullismo e social parental control

cyberbullismo

Sentiamo dire spesso che cyberbullismo e bullismo sono fenomeni associati quasi esclusivamente al contesto scolastico, ma purtroppo non è più così.

Dai dati dell’Osservatorio Indifesa 2020 di Terre des hommes e Scuolazoo diffusi in vista della Giornata Internazionale contro il Bullismo (7 febbraio) e del Safer Internet Day (9 febbraio) emerge che l’incubo maggiore per le ragazze è il revenge porn (52,16%). (fonte ansa.it)

Con il passare del tempo i bulli si stanno “evolvendo” e oltre ad uscire dalle mura scolastiche stanno cambiando il loro campo d’azione.

Un hater è colui il quale usa prevalentemente la rete, e in particolare i social network, per esprimere odio oppure per incitare all’odio nei confronti di una vittima mentre il cyberbullismo indica una forma di aggressione, molestia o discriminazione realizzate attraverso il web.


Un Hater impiega meno di 60 secondi per scrivere un insulto o una minaccia.
Alla vittima a volte non basta una vita per trovare il coraggio di denunciarlo…


Spesso il bullismo trova la sua origine dalla non accettazione delle diversità: l’appartenenza etnica, l’orientamento sessuale o le scelte di vita.

Ma questo è il bullismo “classico”, così come lo concepiamo nella sua forma più nota.

Diversamente, invece, il cyberbullismo può essere un fenomeno fine a se stesso, che trova la sua ragione d’essere su chiunque capiti a tiro, senza un motivo preciso: ormai si fa del male anche solo per divertirsi.

 

Il 61% dei giovani afferma di essere vittima di bullismo o di cyberbullismo, mentre il 68% di esserne stato testimone, considerati dopo droghe e violenze sessuali le minacce più temute dai ragazzi.


Sei adolescenti su 10 dichiarano di non sentirsi al sicuro online. Il 93% degli adolescenti ha affermato di sentirsi solo, con un aumento del 10% rispetto al 2019.


Il cyberbullismo può manifestarsi sotto forma di:

Flaming

Ovvero nella pubblicazione di messaggi aggressivi, volgari o denigratori nel momento in cui la vittima esprime il suo pensiero oppure compie una specifica attività sui social.

Harassment

Quando vengono inviati ripetutamente messaggi minatori o volgari. L’harassment è assimilabile al cyber stalking perpetrato da chi, per esempio, non riesce ad accettare un rifiuto oppure la fine di una relazione.

Denigration

Diffusione online di notizie, video o fotografie (compreso fotomontaggi) con il solo scopo di imbarazzare, denigrare o comunque ledere l’immagine della vittima. Rientrano in questa categoria anche i contenuti (prevalentemente video) che i bulli realizzano mentre sottopongono le vittime a soprusi e maltrattamenti salvo poi diffonderli in rete o sulle app di messaggistica.

Impersonation

Ovvero furto di identità o accesso ad account riservati con lo scopo di cagionare un danno alla vittima.

Body Shaming

La discriminazione delle caratteristiche fisiche di una persona. Quando si verifica questo atto di cyberbullismo il bersaglio può subire gravi ripercussioni psicologiche.

Revenge Porn

Pubblicazione o minaccia di pubblicazione di contenuti che mostrano le vittime impegnate in attività sessuali o ritratte in pose sessualmente esplicite senza alcun consenso esplicito.

L’anno 2020, l’anno del Covid e dei lockdown ha segnato un cambiamento epocale nel sistema socioculturale nazionale.

L’Italia ha vissuto una crisi umana senza precedenti non solo dal punto di vista finanziario ma anche e soprattutto dal punto di vista dei rapporti interpersonali.

L’utilizzo della rete e delle app di messaggistica è aumentato del 87% rispetto all’anno precedente e di conseguenza anche i rischi a cui siamo esposti.

Ma quali consigli possiamo dare noi che di mestiere proteggiamo chi ci affida la propria sicurezza?

Da un punto di vista puramente tecnico bisogna imparare a schivare il phishing, ovvero quelle email in cui si è indotti a rivelare i propri dati sensibili ai malintenzionati di turno. Poi ancora bisogna tenere sempre aggiornati i propri software e installare solo applicazioni sicure, utilizzare password efficaci e diverse per ciascun account e scollegarsi sempre quando si accede a un social network da un dispositivo che non ci appartiene.

Per quanto riguarda i minori bisogna lavorare sul valore della privacy. Diversi sondaggi hanno dimostrato che solo il 10% dei giovani è attento agli aggiornamenti della privacy sui social network e di questi, solo il 2% segnala contenuti o contatti inappropriati ai gestori delle piattaforme dopo aver avuto delle esperienze negative.


Tomponzi investigazioni e intellingence da oltre 70 anni si occupa di


cyberbullismo

Il punto centrale rimane dunque il dialogo.

I genitori e gli educatori devono sporcarsi le mani e conoscere dall’interno le piattaforme su cui i ragazzi trascorrono la maggior parte del loro tempo libero.

Il nostro supporto, ovvero ciò che abbiamo definito Social Parental Control è una vera e propria strategia di protezione articolata principalmente in tre momenti:

  • Everyday Social Life Significance
  • Informal Social Control
  • Connections and Formal Control

Grazie al Social Parental Control siamo in grado di superare quei blocchi di comunicazione tra genitori e figli e scoprire situazioni che diversamente potrebbero rimanere nascoste cagionando danni potenzialmente irreparabili.

A qualsiasi livello di profondità hai necessità di arrivare, il Metodo Tomponzi®  è la soluzione al problema.

Categoria: Private
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