Tom Ponzi fu tra i primi a ottenere l’autorizzazione prefettizia per svolgere il lavoro di investigatore e la sua agenzia iniziò l’attività in sincronia al boom economico degli anni ’50. Il primo incarico di rilievo fu per conto del commendator Valletta, l’allora amministratore delegato della FIAT, che gli affidò il compito del recupero crediti e il controllo della solvibilità dei clienti che acquistavano le prime automobili, attraverso la SAVA, la società finanziaria, successivamente entrata a far parte del gruppo automobilistico.
Nel 1949, gli viene affidato il primo caso importante da una grossa azienda e la stampa comincia a interessarsi veramente di lui. La Star si accorge che i suoi dadi da brodo vengono contraffatti, allora Tom si mette a pedinare personalmente il furgone che consegna ai negozi i dadi “truccati” e smaschera in breve tempo i truffatori.

La sua reputazione si consolida ulteriormente in tutti gli ambienti, e non solo in quelli investigativi, con un’altra indagine condotta a regola d’arte sempre nel campo della contraffazione, in questo caso dei medicinali Squibb. In seguito, si occupa, sempre con successo, di un caso di contraffazione del profumo No. 5 di Chanel.

Nel 1956, il nome Tom Ponzi diventa famoso in tutto il mondo a seguito della vicenda di Terrazzano. Due psicopatici, i fratelli Santato, entrano nella scuola elementare di Terrazzano, un comune a pochi chilometri da Milano, e fanno ostaggi un centinaio di alunni e tre maestre, minacciando di ucciderli tutti. La polizia circonda l’edificio e quando la situazione di stallo si protrae per giorni e giorni, arriva anche l’esercito, oltre alle televisioni di tutto il mondo per filmare la situazione di crisi. Ma non c’è proprio niente da fare, finché non arriva Tom Ponzi, armato soltanto di una scala a pioli e delle mani nude, che s’introduce nella scuola e mette fuori combattimento i due criminali a suon di pugni. La Tom Ponzi Investigations ha iniziato la sua attività nel campo della contraffazione aziendale, ma, nel corso degli anni, si è creata una solida reputazione di efficacia, affidabilità e riservatezza in altri settori dell’investigazione, a livello nazionale e internazionale.
Un settore molto importante è sempre stato quello delle indagini a carattere privato e, fra i clienti di Tom Ponzi, si può annoverare anche l’Aga Khan, il nonno dell’attuale Aga Khan Karim, che dubitava fortemente della fedeltà della sua quarta moglie. Dopo ventitré giorni di sorveglianza all’hotel Negresco di Nizza, il rapporto dettagliato dell’investigatore arriva alla conclusione che la Begun, miss Francia nel 1930, è una moglie assolutamente fedele. L’Aga Khan sembra molto contrariato per aver dilapidato una somma ingente in un’investigazione che non ha dato alcun risultato e se la prende proprio con Tom, che però non è certo il tipo da farsi mettere i piedi in testa da nessuno.
“Se era una patente di cornuto che voleva, bastava chiederla” é la risposta secca di Tom Ponzi; l’Aga Khan scoppia a ridere e lo invita a cena. Il fatto di aver lavorato per l’uomo più ricco del mondo accresce notevolmente la popolarità della sua agenzia nel campo del jet set internazionale.
Un altro cliente illustre fu, nel 1972, il senatore Vittorio Cini, quella della fondazione intitolata al figlio Giorgio, per un caso ben più drammatico di un tradimento. Si trattava di una lettera firmata “la Mafia” nella quale veniva minacciato il rapimento della nipotina del senatore se questi non avesse pagato 300 milioni di lire. Tom scoprì nella lettera alcune frasi copiate da un libro giallo e da queste riuscì a risalire all’estorsore: non la mafia, ma un elettricista che aveva lavorato in casa Cini.
Negli anni ’70, una squadra della Tom Ponzi era sempre presente ai box della scuderia Ferrari, per controllare eventuali sabotaggi.

Più o meno nello stesso periodo, fa il suo ingresso in agenzia la figlia Miriam, che in seguito dirigerà la sede di Lugano e poi quelle di Roma e Milano.
L’erede del “mitico Tom” ha davvero il gene delle indagini sul suo DNA ed ha ereditato dal padre un nome importante e una struttura invidiata in tutto il mondo.
Alla morte del padre, nel 1997, Miriam decide di cambiare il suo cognome da Ponzi a Tomponzi.
La decisione di cambiare cognome fa parte del rispetto di una tradizione consolidata e conosciuta in tutto il mondo, quasi a significare che da quel momento è Miriam a dare la sua impronta in termini di indagini, ma inglobando il nome del padre al proprio, lo fa seguendo il percorso tracciato da Tom, sempre presente come una sorta di onnipresente angelo custode.
Un Master in criminologia all’Università di Cambridge, quattro lingue parlate fluentemente, passione sfrenata per le tecnologie investigative maggiormente evolute e 20 anni a fianco del padre Tomponzi, il più famoso investigatore privato d’Europa.

Esperienza internazionale di intelligence nei più impegnativi contesti economici, finanziari e produttivi per importanti multinazionali. A 23 anni diventa Presidente della Tom Ponzi Investigations S.a di Lugano. Brillanti risultati nel ritrovamento di ragazzi scomparsi e nel contrasto alle più agguerrite manifestazioni di ricatto ed estorsione, straordinaria capacità di comunicazione e una determinazione inossidabile anche dinanzi a presupposta impossibilità di riuscita ne fanno l’interlocutore ideale per ogni cliente ed un ricercato consulente dei più affermati penalisti nelle vicende giudiziarie di maggior attualità ed impegno.
Ciò che ha garantito il successo dell’agenzia di Tom Ponzi nel corso di tanti anni e il successo dell’agenzia di Miriam Tomponzi, non è stata solo l’eccezionale capacità intuitiva espletata nelle indagini, ma anche l’impegno costante nell’aggiornamento puntuale di tutte le tecniche e gli strumenti profondamente innovativi che hanno cambiato radicalmente il modo di lavorare nel settore delle investigazioni, portando l’agenzia ad essere una vera e propria autorità in materia di controintercettazioni telefoniche, bonifiche ambientali, protezioni informatiche e spionaggio industriale.
Nei primi anni del nuovo millennio, è la volta del battesimo in azienda del giovanissimo Tommy, il figlio di Miriam, che sotto la guida esperta della madre e mosso dalla stessa passione, segue una rigorosa formazione in aula e sul campo per garantire al metodo Tomponzi la longevità e la modernizzazione dettata dalla rivoluzione investigativa e dell’intelligence 2.0.
Dal 2007 Tommy affianca Miriam e affina le sue competenze in indagini finanziarie ed aziendali, supporta decine di aziende nella definizione delle procedure di prevenzione dei rischi aziendali e nelle attività di due diligence investigative.
Collabora con studi legali di ogni dimensione, per tutte le attività investigative, rivolte a privati ed aziende.

È consulente privato di importanti imprenditori e di avvocati, forte di una grandissima e consolidata esperienza insieme alla madre, ad oggi ancora suo mentore e coach.